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La sapiente arte della lavorazione della lana a Stia, piccolo frazione del comune di Pratovecchio Stia in pieno territorio Casentino, risale a tempi antichissimi. Il primo documento ad attestarne l’attività è datato 1349 ma sicuramente già le popolazioni etrusche conoscevano i rituali di questa produzione secolare.
L’antico lanificio del paese, chiuso per via della crisi intorno agli anni ’80, era uno dei più importanti d’Italia nel secolo scorso; oggi è un museo e nelle sue sale si riscopre l’antica e tradizionale lavorazione della lana praticata nel paese. Prima come artigianato e poi a livello industriale diede vita al Panno Casentino, vanto del Made in Italy. Anticamente la lavorazione della lana era regolata dalla più potente tra le corporazioni fiorentine, l’Arte della Lana: già nel ‘300 a Firenze si vendevano i panni del Casentino che in un primo momento erano utilizzati perlopiù dai monaci proprio per la sua resistenza all’usura e per le sue capacità idrorepellenti.
Nel XIX secolo le tecniche di lavorazione della lana vengono perfezionate fino a giungere a quello che è l’attuale Panno Casentino, tessuto caratterizzato dal tipico ricciolo esterno ottenuto tramite il passaggio sulla sua superficie della macchina ratinatrice. Il colore vivace che l’ha reso famoso, invece, è il risultato di una pura casualità dovuta ad un componente chimico errato usato in fase di tintura che da rosso vivo lo trasformò in un rosso arancio acceso.