Il Museo La Specola di Firenze ha riaperto le porte lo scorso febbraio: qui trovi natura, ingegno umano e arte, dopo dei lavori di restauro durati cinque anni.
Immerso tra gli innumerevoli luoghi "da non perdere" di Firenze il Museo di Storia Naturale, altrimenti noto come La Specola, deve rientrare nella lista, anche per la sua singolarità rispetto a qualsiasi altro sito storico.
Un'attrazione non per gli schizzinosi, il primo Gabinetto delle Curiosità pubblico trasformato in museo, questa gemma presenta una ricca esposizione di bizzarra tassidermia zoologica e un’intensa selezione di opere anatomiche in cera risalenti al XVII secolo.
LA STORIA DELLA SPECOLA
Oltre alla loro opulenta collezione di tesori artistici, la famiglia Medici fu anche appassionata collezionista di tesori naturali: generazioni accumularono una vasta gamma di fossili, animali, minerali e piante esotiche. Nel 1775, pronti a condividere i loro oggetti unici con il popolo di Firenze, questi preziosi beni furono trasferiti in un edificio nell’odierna via La Pira: questo edificio divenne noto come La Specola.
Gabinetti della curiosità
Le raccolte di oggetti casuali venivano chiamate " Wunderkammer ", che in tedesco significa Gabinetto delle Curiosità. Questi armadi contenevano oggetti appartenenti alla storia naturale, alla geologia, all'etnografia, all'archeologia, cimeli religiosi o storici, opere d'arte e antichità.
Gli armadi stessi erano spesso enormi e impreziositi da intarsi in madreperla, dipinti elaborati e specchi dorati. Gli specchi che facevano da sfondo al mobile facevano sembrare anche la collezione più piccola molto più grande.
Il museo La Specola è stato il primo museo pubblico in Europa e, fino al XIX secolo, l'unico museo scientifico creato appositamente per il pubblico: era un luogo davvero all'avanguardia per l'epoca, con orari di apertura, guide e custodi.
Ancora oggi la collezione anatomica delle cere è considerata una delle più grandi e conosciute al mondo.
COSA TROVERAI A LA SPECOLA?
Sono due le parti principali: la sezione di zoologia (distribuita in 24 sale) e quella delle cere anatomiche (disposte in 10 sale).
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La sezione di zoologia presenta esemplari antichi e altri di più recente acquisizione di animali conservati nel corso dei secoli attraverso il processo di tassidermia. Uno dei più famosi è l'ippopotamo che presumibilmente fu donato al Granduca nella seconda metà del XVII secolo e visse per un breve periodo nel Giardino di Boboli.
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La collezione di cere, da sempre il fiore all'occhiello, distingue davvero il museo dagli altri.
Creati come risorsa degli studenti di medicina per rivelare cosa si nasconde sotto il corpo umano senza dover osservare direttamente un cadavere. Fu un grande passo avanti per lo studio dell’anatomia umana perché ovviamente ai tempi non esisteva un moderno controllo della temperatura per impedire ai corpi di decomporsi rapidamente e la maggior parte delle persone in questo periodo non voleva che i corpi fossero donati alla scienza dato che consideravano questo tipo di dissezione come un affronto alla loro dignità.
Clemente Michelangelo Susini
Il più famoso tra tutti i cero modellisti fu Clemente Michelangelo Susini.
A differenza di altre cere, quelle di Susini non erano solo realistiche ma belle: come opere d'arte viventi. Le modelle sono sdraiate in pose artistiche, come se fossero tratte da un dipinto rinascimentale: in molti lo lodarono per la bellezza che dava alle cose più ripugnanti.
La sua Venere anatomica è il soggetto più popolare e venne creato per studio di ostetricia: il modello è composto da cavità rimovibili che rivelano gli organi interni. Lo stomaco può essere aperto per rivelare il feto all'interno della madre incinta permettendo studi e congetture dando così l’opportunità di trovare soluzioni per salvare sia la madre che il bambino.
Il museo La Specola, nella sua sede rinnovata, ha riaperto con un nuovo bookshop: l'intervento di riqualificazione ha interessato complessivamente 2.280 mq ed è stato realizzato con il contributo della Regione Toscana e l'Università degli Studi di Firenze.