La veracità tipica di noi toscani ha portato nel corso dei secoli a consacrare nella memoria collettiva proverbi e detti popolari che ancora oggi vengono comunemente utilizzati.
L’ Accademia della Crusca di Firenze, il prestigioso istituto toscano di secolare esperienza linguistica e filologica della lingua italiana, ha deciso di tenere traccia di questo immenso patrimonio di storia e cultura. La più importante raccolta di detti popolari si deve a Giuseppe Giusti (1809-1850 poeta satirico) e a Gino Capponi (1792-1876 politico e linguista), pubblicata nel 1871. Un repertorio sempre attuale contenente 7.500 proverbi, che ancora oggi suscitano curiosità e divertimento.
Il detto popolare infatti si fonda generalmente sul senso comune delle persone, frutto della saggezza popolare.
Per esempio, passeggiando tra via Calzaiuoli o in piazza della Signoria, hai mai sentito un fiorentino esclamare: “mangiare a ufo”?
Adesso vi spiego cosa vuol dire.
“A ufo” è un’espressione che si usa per indicare una cosa gratis, senza spesa. Il detto deriva con molta probabilità dalla sigla A.U.F. (in latino “Ad usum fabricae” ovvero essere utilizzato nella fabbrica) che contrassegnava, nel Medioevo, i beni esentati da ogni dazio, come, ad esempio, quelli destinati alla costruzione delle cattedrali. Tale sigla a Firenze venne ascritta sui mattoni dell’Opera del Duomo sui quali non vi era applicata nessuna tassa.
Con il tempo, il modo di dire è diventato di uso comune attraversando i secoli e giungendo sino ai nostri giorni.
E allora, a buon intenditor poche parole!